Elisa Giannini, studentessa di Graphic Design, ha realizzato il rebranding del Piccolo Museo del Diario.
Il progetto è un re-branding del Piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano. Al fine di capire il progetto, è importante sapere che questo museo è unico nel suo genere, un luogo multimediale e interattivo che racchiude autobiografie e racconti di vita unici. Nei cassetti del museo convivono contesse con ladri di borgata, viaggiatori per diletto con migranti per necessità e molto altro ancora.
L’idea nasce da come è composto il museo e mira a dare omogeneità tra immagine coordinata e interno del museo. Tutto il concept si basa dunque sulla geometria e sugli allineamenti, lo scopo era quello di non sovraccaricare l’immagine del museo e di lasciare una grafica pulita, semplice ma d’impatto essendo che comunque al suo interno si trattano storie di vite umane, a volte storie difficili e tragiche che non devono essere in nessun modo “messe in ombra”.
Il progetto si basa sulla geometria e sulle forme. L’ispirazione parte proprio dalle installazioni presenti all’interno del museo, che giocano principalmente con rettangoli verticali e orizzontali.
Il progetto ha come obiettivo quello di dare un’immagine più moderna e accattivante a questo piccolo ma strabiliante museo. La visual e brand identity sono essenziali per far conoscere questo luogo e per invogliare ancora più gente a visitarlo e a portare le proprie storie. Il progetto tratta con un’ottica minimalista ed efficace un luogo pieno di emozioni.
Il risultato finale, frutto di un’attenta ricerca e di numerose prove, racchiude perfettamente lo scopo del progetto: è nato un logo (e un’annessa immagine coordinata) pulito, geometrico, moderno e attrattivo. Tutto parte da un rettangolo verticale (che può anche essere ruotato e messo in orizzontale) rosso e da una font estremamente geometrica e contemporanea, il Gotham. In questo progetto infatti il colore e la font diventano identitari e determinanti. Intorno ad essi ruota tutta la comunicazione e, insieme ad alcuni scatti del museo, diventano essi stessi il progetto: pochi elementi ma chiari e che funzionano. C’è quindi questo gioco continuo di forme, lettere e foto che si alternano adattandosi ad ogni applicazione.